Futuro e Ripresa Economica

di Luciano Mazzer

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Scriveva qualcuno, qualche tempo fa, che per fare previsioni sul futuro dell'economia nei momenti difficili senza sbagliare, dovremmo fare le previsioni sulla settimana appena trascorsa!!

Sbilanciandomi a prevedere il futuro dell'economia non vorrei però fare la figura del "vostro" ministro speranza che, appena finito di stampare il suo libro sul futuro del virus, ha dovuto ritirarlo dal mercato perchè, da vera mente eccelsa, prevedeva esattamente il contrario di quello che stava accadendo nel paese. Comunque ci voglio provare, stante la pressione di Carlos ad invitarmi a questo esercizio. Non vorrei partire dai grandi numeri dell'economia nazionale, europea o mondiale. Lasciamo questo compito ai grandi "guru" che sicuramente sbaglieranno. Vorrei partire dal "sentimento" delle persone normali, come me e come voi, che alla fine sono coloro che, con i loro comportamenti e consumi, provocano la crisi o ne determinano la fine. Ora, dopo quindici mesi di crisi, periodo lunghissimo in economia, le persone sono state compresse nelle loro esigenze. Non appena sarà data loro la possibilità, proprio come a una molla compressa, queste persone faranno un balzo formidabile verso i consumi, gli investimenti, verso il benessere e la qualità del Bel Vivere. Allora ripartiranno i consumi, la produzione dei Beni, dei servizi, ci sarà la ripartenza del turismo, della ristorazione, settori questi ultimi che hanno maggiormente sofferto e pagato in modo drammatico e ingiusto.

Per quanto concerne l'industria. C'è già una discreta ripresa. Qualcuno, lungimirante, ricostruisce le scorte per poter rapidamente rispondere alla domanda che lui prevede in crescita. Oggi, nella nostra zona, è già diventato difficile trovare personale, qualificato o meno. Significa che le nostre aziende sono già in crescita anche se tutti i vari settori sono trainati essenzialmente dall'export. Come in antropologia anche in economia sopravviverà e vincerà chi sarà più rapidoa recepire i cambiamenti che ci sono nel mercato, prevedendoli per tempoi e adattando ad essi la propria produzione. In questo il nord-est è sempre stato imbattibile e non c'è nessuna ragione per cui non possa esserlo anche in questo momento difficile, che io preferirei definire "importante", per i cambiamenti dei mercati mondiali.

Su queste mie positive sensazioni si innestano d'altro canto anche situazioni negative che possono creare grossi problemi alla ripresa in atto come i costi e la disponibilità delle materie prime. Con i primi segnali di ripresa i grandi produttori di materie prime base per l'industria chimica, dei metalli e per tanti altri prodotti, hanno creato ad arte una penuria di prodotto chiudendo per "manutenzione straordinaria" alcuni impianti e aumentando i prezzi dal 40% sino al 200%. Tutto questo senza alcun intervento da parte delle autorità italiane, ma soprattutto europee, sicuramente in "Smart Working" o peggio. Il mio gruppo ha scorte per massimo una settimana e non abbiamo alcuna certezza di fornitura futura. Alcune forniture da parte di grandi multinazionali, confermate per maggio, ci sono state posticipate al 2022.

Altro fattore negativo è il trasporto "overseas". Non si trovano containers. Abbiamo i magazzini e i piazzali pieni di merci che aspettano i contenitori e, guarda caso, questi negli ultimi mesi hanno prezzi raddoppiati e, come per le materie prime, sono fatti mancare. Oggi i mercati sono globali. Io dico "evviva", però c'è bisogno di regole che tutti, multinazionali o semplici imprese, dobbiamo rispettare e su questo le autorità preposte devono vigilare.      In televidsione, sui giornali, tanta gente parla di cambiamenti "epocali" dopo il Covid. Si fa un gran parlare di "economia circolare", penso che debbano cambiare piuttosto i comportamenti della Gente, di noi, cittadini di tutto il mondo. L'economia circolare già esiste, solo che tanti soloni giornalisti se ne accorgono e pensano di averla inventata loro soltanto ora. Nel mio Gruppo abbiamo da dieci anni due aziende ad "economia circolare". Acquistano il flaconame in plastica post-consumo, lo lavano, macinano e creano la nuova materia prima e le trasformano in prodotto finito. Purtroppo ora manca il flaconame perchè la raccolta è limitata a poche zone d'Italia, a pochi paesi nel mondo. Mi fa male vedere anche ai bordi delle nostre strade, andando in bicicletta "depositi" di maleducazione! È uno sperpero di benessere, come quello in tante città del centro-sud Italia che mandano in Germania treni di rifiuti che potrebbero essere trasformati in loco, trasformati in Benessere per i loro cittadini. L'industria ha già creato l'economia circolare, che ora chiamano "green". Mancano i comportamentoi etici dei cittadini.

Il periodo di recessione deve e può finire solo grazie ai nostri comportamenti e alla fiducia e sicurezza che ne saranno alla base. Le aziende che dirigo, L'industria ha già creato l'economia circolare, che ora chiamano "green". Mancano i comportamenti eticidei cittadini. Il periodo di recessione deve e può finire solo grazie ai nostri comportamenti e alla fiducia e sicurezza che ne saranno alla base. Le aziende che dirigo, hanno già nelle loro vele un forte vento di ripresa. Nel Veneto abbiamo maestranze, tradizioni positive che facilitano il compito di "fare impresa innovando".

Bisogna riprendere fiducia nel futuro, investire nel cambiamento, nella ricerca e sviluppo delle nostre produzioni, riprendere a cercare mercati in tutti i paesi del mondo. Qualcuno diceva che per fare Business è importante essere nel momento giusto al posto giusto, io aggiungo che per esserlo bisogna ritornare a poter uscire di casa, e al più presto!

Una Ripresa Felice

di Katia da Ros

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Ringrazio il Rotary Club di Conegliano, di cui faccio parte ormai da parecchi anni con grande senso di gratitudine, per questo spazio. Mi è stato chiesto di dare la mia visione del futuro e lo faccio molto volentieri, mettendo insieme quanto posso vedere nei diversi contesti in cui opero.

Inizio dal mio essere cittadina di Conegliano. Respiro in questi giorni una aria di rinascita, un desiderio di riappropriarsi degli spazi e dei luoghi, delle tradizioni, del vedersi e del parlarsi. Cose semplici, che ci sono mancate come l'aria. La città non mi è mai sembrata così bella e così viva... È proprio vero che dove c'è morte, c'è anche vita e dove c'è privazione c'è desiderio. Vivremo la nostra città con un altro spirito, guarderemo ai tavoli e alla vita in Contrada Granda e Piazza Cima con gioia, passeggeremo fino al Castello felici di incontrare altri coneglianesi sulla nostra strada. Nel ruolo di imprenditrice, quest'anno di blocco totale e forzato, ha cambiato molte cose. Anzitutto nel modo di lavorare, che è diventato più snello e più digitale. Abbiamo imparato che le cose si possono fare anche in altro modo, e funzionano ugualmente bene. Certo bisogna fare un po' di fatica, imparare cose nuove, ma poi funzionano. Non torneremo al vecchio modo di lavorare ma questa accelerazione digitale e smart ha anche un gran lato positivo.

 

Ci ha fatto comprendere che siamo prima di tutto una comunità, legata dagli stessi solidi valori di fondo, che ritroviamo all'interno della azienda ma anche nei nostri fornitori e nei nostri clienti. Guidare una impresa è prima di tutto una responsabilità, e poi un privilegio. Abbiamo grande responsabilità nei confronti delle persone che lavorano con noi, che ci affidano in qualche modo il futuro delle loro famiglie; ma abbiamo grande responsabilità anche nei confronti della comunità in cui operiamo, e dobbiamo essere consapevoli che dobbiamo operare affinchè l'impatto sia positivo. Ma mai come in questi tempi è finalmente chiaro che nessuno è un'isola e che non ci si salva se non insieme. Nel nostro piano industriale triennale la sostenibilità, la digitalizzazione e il miglioramento del lavoro per i ns collaboratori sono i tre grandi pilastri portanti. Vedo una generale e grande attenzione a temi, prima marginali, che cambieranno profondamente la nostra società dal punto di vista sociale e ambientale; una grande onda che dopo lo stop obbligato di questi mesi sta arrivando inarrestabile. Lo stop forzato ci ha fatto comprendere che eravamo "troppo". Troppo di corsa, troppo di impatto sull'ambiente, troppo concentrati su noi stessi, troppo poco consapevoli che il mondo non poteva continuare a questi ritmi. Dall'era del troppo stiamo transitando all'era del giusto...

 

Faremo quello che è giusto per stare bene noi, i nostri figli, i nostri vicini, i nostri concittadini... con un dettaglio non trascurabile, ossia lo faremo vivendo nel Paese più bello del mondo, producendo cose belle, ben fatte e di ingegno, che spediamo in tutto il mondo. Un privilegio di cui esser fieri e consapevoli. E con un PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) della portata annunciata non potrà che essere una ripresa felice e, aggiungo, straordinaria.

 

Alla ricerca di un mondo più sostenibile

di Carlos Veloso dos Santos

 

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Cari amici, il momento che stiamo vivendo è senza dubbio una delle prove più forti che affronteremo nelle nostre vite…per me la più forte in assoluto alla luce dei miei 54 anni.

È una prova dura ma allo stesso tempo ci fa riflettere per i tanti risvolti positivi che ha avuto soprattutto a livello della natura. L’altro giorno parlavo con un mio amico Veneziano il quale mi raccontava che era andato a pesca con suo figlio nella zona Giardini e ha preso due orate. Era da tanto che lui non vedeva questa tipologia di pesce in un posto del genere. Piccoli segni che ci fanno capire che non tutto è negativo. 

In un’azienda come Amorim Cork Italia il modello di sviluppo sostenibile ormai è parte integrante della mia filosofia di gestione. Un modello che è basato sul RISPETTO nei confronti della natura, dei miei collaboratori e del territorio. Con questa filosofia ogni anno siamo più forti e resilienti anche perché le crisi rappresentano momenti di opportunità. Come diceva Albert Einstein: «Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura». Per questo il momento è sicuramente preoccupante ma presenta tante nuove opportunità. Bisogna essere creativi, «think outside the box», pensare a quello che gli altri non hanno ancora pensato, aprire a nuovi mercati, nuovi prodotti, nuovi approcci al mercato.

Americo Amorim, Presidente del nostro gruppo, fino a qualche anno fa diceva «mai un solo mercato, mai una sola moneta» come a dire di non mettere mai tutte le «uova nella stessa cesta». Pensate che abbiamo inventato una linea di oggetti di arredo a partire dai tappi riciclati. Vi chiederete perché? Semplice. Per dare l’esempio. Noi vendiamo tappi nuovi ma ci siamo preoccupati di ricuperare una piccola parte degli 800.000.000 di tappi che ogni anno in Italia vengono buttati nella spazzatura. Un progetto di solidarietà che coinvolge oltre 40 onlus, oltre 1.000 volontari e 6.000 punti di raccolta che ci permettono di donare più di 80.000 euro e ricevere in cambio 20.000.000 di tappi riciclati grazie ai quali abbiamo creato una collezione di oggetti di design che potete vedere nel nostro sito www.suberdesign.it. Cari amici bisogna pensare positivo. I vaccini arriveranno per tutti, il contesto internazionale tenderà a migliorare con una leadership negli Stati Uniti più vicina e soprattutto prima o dopo si vedranno gli effetti sull’economia reale dei «Recovery Funds». Perciò più che mai io sono fiducioso in un futuro decisamente migliore dopo un periodo dove abbiamo dovuto mostrare coraggio e determinazione. 

Non vedo l’ora di rivedervi.

 

Il caffè della speranza

di Lara Caballini di Sassoferrato

 

Lara CaballiniCos’è il caffè? Prendendo a prestito un’autorevole e quanto mai efficace espressione verdiana “IL CAFFÈ È IL BALSAMO DEL CUORE E DELLO SPIRITO”. L’espresso al bar è momento di condivisione, cultura, socialità e tradizione. Un momento unico ed irrinunciabile, un rito tutto italiano ma conosciuto nel mondo intero che da sempre scandisce i tempi e il ritmo della nostra giornata: quando abbiamo bisogno di una pausa, di parlare d’affari o fare quattro chiacchiere… ed è emozione. Pensiamo alle strofe di “29 Settembre” dell’insuperato Battisti (“seduto in quel caffè, io non pensavo a te”) o ai “7000 Caffè” di Alex Britti e potrei continuare a lungo. L’espresso ha anche svariate proprietà benefiche per il nostro organismo alcune delle quali sono immediatamente percettibili: sorseggiare una tazzina di caffè facilita la digestione e ha un effetto diretto e positivo sull’attività nervosa e cardiaca dandoci la carica. Da ormai un anno però, in tempi di pandemia da Covid, l’intero settore dei pubblici esercizi e dell’ospitalità, il comparto horeca e tutti i soggetti della filiera dell’espresso, tra cui le torrefazioni, sono stati letteralmente travolti. Oltre alle pesantissime conseguenze sanitarie, la pandemia ha impattato in maniera implacabile, anche in ambito economico e sociale, su attività industriali, commerciali e famiglie.

È di questi giorni l’ennesimo grido d’aiuto di Fipe/Fiepet al ministro Patuanelli: restituire la dignità al settore dei Pubblici esercizi, attraverso un piano ben definito che conduca a una riapertura in sicurezza dei locali. Una riapertura anche graduale, purché stabile e in grado di garantire l’effettiva possibilità di lavoro a 300mila imprese, che negli ultimi 12 mesi hanno registrato circa 38 miliardi di euro di perdita di fatturato. È pur vero però che i momenti di difficoltà, soprattutto di così macroscopica portata, anche temporale, costringono ad analizzare con la lente d’ingrandimento un modello di business fino a prima rodato e considerato vincente. Io e la mia famiglia mai avremmo pensato che in un solo colpo e per così lungo tempo chiudessero gli oltre 4000 pubblici esercizi (bar, ristoranti, alberghi) che la nostra azienda serve e che ancora oggi, insieme a poche altre categorie, sono oggetto nonchè bersaglio, permettetemi quest’ultimo termine, delle limitazioni e restrizioni più pesanti. Ci vorranno ancora resilienza e parecchia pazienza per ritrovare la normalità, anche lavorativa, ma nel frattempo non ci siamo fermati!

In questi ultimi mesi abbiamo varcato i confini del Triveneto iniziando a guardare a nord ovest e maggiormente ai mercati esteri. Ci siamo dedicati ancor più alla formazione e nel 2020 abbiamo presentato l’ABCD Accademia Baristi Caffè Dersut, con l’intento di divulgare l’eccellenza dell’espresso italiano, formando a 360° chi vuole avvicinarsi al mondo del caffè fino a diventare, se completato l’articolato percorso teorico – pratico, “Ambasciatore Barista Caffè Dersut”. Date le attuali restrizioni, l’attività di formazione con la nuova Accademia è stata rivolta principalmente ai commerciali interni e agli agenti, ma non vediamo l’ora di coinvolgere la nostra clientela. Concludo con un pensiero letto più volte in questo periodo e che sento profondamente:

“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta” (K. Gibran).

A Conegliano come a Venezia si naviga

con lo sguardo al mondo nuovo che verrà

di Mariacristina Gribaudi

Vivo la crisi provocata dalla pandemia su due fronti. Quello di imprenditrice, alla guida con mio marito Massimo Bianchi, della Keyline di Conegliano e quello di manager prestata al settore pubblico, come presidente della Fondazione dei Musei Civici di Venezia. Sono due osservatori privilegiati per capire, non lo nego, anche con una certa preoccupazione, che cosa sta avvenendo e cercare di correggere la rotta per reggere alla burrasca e portare in salvo l’equipaggio e il bastimento, con i loro valori e le loro risorse, fino a quando sarà possibile tornare a navigare in mari meno tempestosi. La crisi ha picchiato duro. È inutile dirlo. Perché ha coinvolto l’intero pianeta. Per un’azienda come Keyline, che opera in molti mercati del mondo, attraverso anche le sue filiali estere, è stato inevitabile rivedere i criteri di produzione e i piani che ci eravamo prefissati alla fine del 2019. Devo dire che abbiamo trovato nei nostri collaboratori grande comprensione, sostegno e flessibilità ad adeguarsi ai nuovi ritmi, alle prescrizioni imposte per il contenimento del contagio in azienda e ad accettare periodi di stop con l’accesso alla cassa integrazione. A livello dirigenziale abbiamo adottato una strategia di contenimento dei costi, di revisione delle previsioni pronti a cogliere i segnali di ripartenza che sarebbero potuti arrivare magari ad alcune aree del mercato. Ho spesso usato un’immagine per spiegare l’imprevista nuova situazione in cui mi sono trovata come amministratrice unica di un’azienda, che proprio nel 2020 ha celebrato i 250 anni di storia (la famiglia Bianchi ha iniziato la sua attività nella produzione di chiavi nel lontano 1770) paragonandola a quando ci si trova in aereo, sulla pista e con i motori accesi, e si aspetta il segnale per il decollo. Sono stati, e sono ancora, momenti difficili. Perché quando hai la responsabilità di garantire uno stipendio a 150 dipendenti, che alle loro spalle hanno spesso una famiglia, degli impegni finanziari, dei progetti personali, non è facile dormire la notte se gli ordini diminuiscono e non vedi spiragli a breve. Ciononostante, non abbiamo mai perso la speranza, forti della nostra storia, di chi ci ha preceduto che da ogni momento difficile (e in 250 anni ce ne sono stati parecchi, basti solo pensare alle due guerre mondiali) è sempre seguita una ripartenza e un riscatto. La speranza viene anche dal grande impegno che profondiamo nell’innovazione, investendo molte risorse economiche e umane, e nel cercare sempre di allargare le nostre relazioni e la rete con il sistema imprenditoriale, con le associazioni di categoria, con il mondo universitario, con il territorio.

Gribaudi e maritoIn questo anno così tempestoso, mi sono trovata spesso all’interno del nostro Museo della Chiave Bianchi, allestito all’interno dell’azienda, a guardare la nostra storica collezione di chiavi: ho capito come l’ingegno umano è capace di grandi scoperte, intuizioni, innovazioni e non sarà certo un virus, per quanto insidioso e mortale, a fermare lo sviluppo. Ripartiremo, sono certa. Con rinnovata energia. Lo stesso posso dire per la mia esperienza di Presidente della Fondazione MuVe. A Venezia la crisi è arrivata prima ancora della pandemia, nel novembre 2019 con la grande acqua alta che ci ha costretti a chiudere i musei e ha frenato l’afflusso dei turisti, poi crollato a causa del virus. Non è facile prendere la decisione di chiudere dei musei, tra i quali Palazzo Ducale, conosciuti in tutto il mondo.Ma abbiamo, oltre all’urgenza di mettere in sicurezza alcuni edifici danneggiati dall’acqua alta e di proseguire nel nostro piano di riqualificazione degli spazi museali, la responsabilità di tutelare anche il futuro occupazionale dei dipendenti diretti e indiretti, oltre 550 in totale. Abbiamo adottato la diligenza del buon padre di famiglia, cercando di salvaguardare il bilancio che negli anni precedenti è stato consolidato per poter far fronte ai nostri ambiziosi progetti. Venezia sta vivendo una crisi epocale. Ma non è certo la prima della sua lunga storia (quest’anno celebreremo i 1600 anni): sappiamo che da ogni grave crisi la Serenissima si è sempre riscattata e, anche oggi, può sperare di ripartire (una buona notizia è venuta certo dal positivo funzionamento del sistema Mose che ha frenato l’acqua alta già in alcune occasioni). A Conegliano come a Venezia si sta sul fronte, insomma.

Ci si organizza per resistere e si scruta il futuro, sapendo che quello che troveremo dopo questa pandemia sarà un mondo profondamente cambiato. Ed al quale dovremo adattarci.

 

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