A Conegliano come a Venezia si naviga con lo sguardo al mondo nuovo che verrà

A Conegliano come a Venezia si naviga

con lo sguardo al mondo nuovo che verrà

di Mariacristina Gribaudi

Vivo la crisi provocata dalla pandemia su due fronti. Quello di imprenditrice, alla guida con mio marito Massimo Bianchi, della Keyline di Conegliano e quello di manager prestata al settore pubblico, come presidente della Fondazione dei Musei Civici di Venezia. Sono due osservatori privilegiati per capire, non lo nego, anche con una certa preoccupazione, che cosa sta avvenendo e cercare di correggere la rotta per reggere alla burrasca e portare in salvo l’equipaggio e il bastimento, con i loro valori e le loro risorse, fino a quando sarà possibile tornare a navigare in mari meno tempestosi. La crisi ha picchiato duro. È inutile dirlo. Perché ha coinvolto l’intero pianeta. Per un’azienda come Keyline, che opera in molti mercati del mondo, attraverso anche le sue filiali estere, è stato inevitabile rivedere i criteri di produzione e i piani che ci eravamo prefissati alla fine del 2019. Devo dire che abbiamo trovato nei nostri collaboratori grande comprensione, sostegno e flessibilità ad adeguarsi ai nuovi ritmi, alle prescrizioni imposte per il contenimento del contagio in azienda e ad accettare periodi di stop con l’accesso alla cassa integrazione. A livello dirigenziale abbiamo adottato una strategia di contenimento dei costi, di revisione delle previsioni pronti a cogliere i segnali di ripartenza che sarebbero potuti arrivare magari ad alcune aree del mercato. Ho spesso usato un’immagine per spiegare l’imprevista nuova situazione in cui mi sono trovata come amministratrice unica di un’azienda, che proprio nel 2020 ha celebrato i 250 anni di storia (la famiglia Bianchi ha iniziato la sua attività nella produzione di chiavi nel lontano 1770) paragonandola a quando ci si trova in aereo, sulla pista e con i motori accesi, e si aspetta il segnale per il decollo. Sono stati, e sono ancora, momenti difficili. Perché quando hai la responsabilità di garantire uno stipendio a 150 dipendenti, che alle loro spalle hanno spesso una famiglia, degli impegni finanziari, dei progetti personali, non è facile dormire la notte se gli ordini diminuiscono e non vedi spiragli a breve. Ciononostante, non abbiamo mai perso la speranza, forti della nostra storia, di chi ci ha preceduto che da ogni momento difficile (e in 250 anni ce ne sono stati parecchi, basti solo pensare alle due guerre mondiali) è sempre seguita una ripartenza e un riscatto. La speranza viene anche dal grande impegno che profondiamo nell’innovazione, investendo molte risorse economiche e umane, e nel cercare sempre di allargare le nostre relazioni e la rete con il sistema imprenditoriale, con le associazioni di categoria, con il mondo universitario, con il territorio.

Gribaudi e maritoIn questo anno così tempestoso, mi sono trovata spesso all’interno del nostro Museo della Chiave Bianchi, allestito all’interno dell’azienda, a guardare la nostra storica collezione di chiavi: ho capito come l’ingegno umano è capace di grandi scoperte, intuizioni, innovazioni e non sarà certo un virus, per quanto insidioso e mortale, a fermare lo sviluppo. Ripartiremo, sono certa. Con rinnovata energia. Lo stesso posso dire per la mia esperienza di Presidente della Fondazione MuVe. A Venezia la crisi è arrivata prima ancora della pandemia, nel novembre 2019 con la grande acqua alta che ci ha costretti a chiudere i musei e ha frenato l’afflusso dei turisti, poi crollato a causa del virus. Non è facile prendere la decisione di chiudere dei musei, tra i quali Palazzo Ducale, conosciuti in tutto il mondo.Ma abbiamo, oltre all’urgenza di mettere in sicurezza alcuni edifici danneggiati dall’acqua alta e di proseguire nel nostro piano di riqualificazione degli spazi museali, la responsabilità di tutelare anche il futuro occupazionale dei dipendenti diretti e indiretti, oltre 550 in totale. Abbiamo adottato la diligenza del buon padre di famiglia, cercando di salvaguardare il bilancio che negli anni precedenti è stato consolidato per poter far fronte ai nostri ambiziosi progetti. Venezia sta vivendo una crisi epocale. Ma non è certo la prima della sua lunga storia (quest’anno celebreremo i 1600 anni): sappiamo che da ogni grave crisi la Serenissima si è sempre riscattata e, anche oggi, può sperare di ripartire (una buona notizia è venuta certo dal positivo funzionamento del sistema Mose che ha frenato l’acqua alta già in alcune occasioni). A Conegliano come a Venezia si sta sul fronte, insomma.

Ci si organizza per resistere e si scruta il futuro, sapendo che quello che troveremo dopo questa pandemia sarà un mondo profondamente cambiato. Ed al quale dovremo adattarci.

 

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